Dopo 5 anni sono riusciti a vedere il buco nero che pian piano si sta mangiando la nostra cara Via Lattea.
E’ li, bello tranquillo, che attira con la sua gravità qualsiasi cosa gli capita a tiro.
Gli astronomi e astrofisici di tutto il mondo sono, comprensibilmente, eccitatissimi per questa evoluzione della conoscenza del nostro Universo. Specie perché la Teoria della Relatività di Albert Einstein ha resistito anche questa volta alla messa in prova.
5 anni per vedere il buco nero
Tanto è servito per elaborare i dati necessari e trasformarli in un’immagine visibile di Sagittarius A*, il “tritatutto” al centro della Via Lattea.
Cinque anni per vedere un buco distante 27.000 anni luce da noi.
Sono numeri impressionanti, eppure loro ci sono riusciti.
Facendo due calcoli, chi si appresta a realizzare un ritratto, diciamo ad un paio di metri dal soggetto, dovrebbe essere in grado di “vedere” oltre quel “buco nero” degli occhi in soli 0,0001 secondi.
Invece per alcune persone è impossibile arrivarci dopo ben oltre i 5 anni impiegati dagli astronomi.
Fa pensare, vero?
Il buco nero nella fotografia
Sicuramente possiamo fare un parallelismo tra i buchi neri nello Spazio e gli occhi nei ritratti.
Entrambi attirano, entrambi ci possono raccontare un sacco di cose, ed entrambi sono difficili da interpretare.

Astronomi vs Fotografi
La realtà, però, è che mentre gli astronomi passano anni a studiare e provare le proprie teorie prima di riuscire finalmente ad ottenere il risultato desiderato, spesso chi si avvicina alla fotografia usa il metodo “speraindio”.
Fanno un tot numero di foto andando “ad istinto” e poi una volta a casa vedono se è uscito qualcosa di accettabile.
Magari usando anche un pò di Photoshop come avevano visto su un tutorial di YouTube.
Sia chiaro, TUTTI hanno cominciato andando a tentativi. Poi però alcuni hanno inserito la seconda, la terza, fino a correre sulla strada della crescita professionale. Altri invece sono rimasti in prima, rischiando (riuscendo) di fondere il motore.