Come avere tante modelle in casa. No, non si tratta di un corso per aspiranti playboy a caccia di avventure da sogno, ma il racconto di un pomeriggio nel quale ho avuto la casa invasa da 93 (novantatre) modelle.
La premessa
Iniziamo con una doverosa premessa. Fino ai primi mesi del 2021 abitavo in un loft a Milano, il classico loft fatto di acciaio, vetro e parquet, uno spazio che mi permetteva, oltre che di avere un tetto sulla testa, anche di lavorare in casa, potendolo utilizzare anche come mio studio per le piccole produzioni. Un antesignano dello “smart working” tanto in voga durante la pandemia.
Questo loft aveva infatti una luce naturale favolosa che proveniva da due grandi finestroni orientati verso ovest, un soffitto a oltre cinque metri e lo spazio necessario per fare tutto quello che volessi.
Tra le cose che normalmente facevo all’interno del loft c’erano ovviamente i casting.
I casting
Per chi non lo sapesse, il casting è quella procedura di selezione che si fa quando bisogna scegliere (in questo caso) una o più modelle per un servizio fotografico.
So che devo fare delle foto, quindi, chiamo le agenzie di moda che possono avere la tipologia di ragazza che cerco (più di immagine, più commerciale, più esotica, ecc…) e informo loro che il tale giorno dalle ore X alle ore Y terrò un casting e se hanno qualche ragazza che corrisponde alla tipologia che ho comunicato, me la possono mandare al tale indirizzo.
Una alla volta entrano e si presentano, mostrano il loro book fotografico, che altro non è che un portfolio con i principali lavori realizzati, e dopo averlo sfogliato tutto mi tengo un composit (l’equivalente di un biglietto da visita ma in cartoncino formato A5 con alcune foto tratte dal book, le misure della ragazza oltre che l’agenzia di appartenenza) come promemoria per poter poi chiamare l’agenzia nel caso la mia scelta ricadesse su quella ragazza.

Generalmente si fa una preselezione sia per quanto riguarda le agenzie da chiamare, come dicevo prima, sia sulle ragazze che vengono proposte. Io chiedo sempre un’anteprima via email, così da poter eventualmente scartare a priori qualche ragazza se proprio non rientra nel genere che sto cercando e aver modo ti concentrarmi solo su quelle papabili che si presenteranno di persona.

Generalmente funziona così, ma non quella volta.
Quella volta avevo tante idee e poco tempo, così decisi di lasciarmi un margine più ampio, non feci alcuna preselezione e lasciai che le agenzie interpellate mi mandassero le loro proposte. In quel periodo, però, Milano era piena di modelle a causa della “Milano Fashion Week” e le agenzie le facevano galoppare alla ricerca di nuovi lavori.
Quando si definisce una fascia oraria per il casting c’è sempre qualche ragazza che arriva un poco prima e qualcuna che arriva un poco in ritardo, ma si tratta pur sempre dei 10-15 minuti.
L’invasione di modelle in casa
Quel giorno avevo definito come orario per il casting, dalle 16:00 alle 18:00.
La prima ragazza bussò alla mia porta alle 14:00. L’ultima uscì dalla porta alle 20:00.

Sul mio tavolo c’erano 93 composit. Io ero distrutto. Loro, poverine, anche, perché oltre ad avere la casa completamente piena di modelle, c’era la fila fuori dalla porta, nel cortile e fino al cancello che da sulla strada, e la maggior parte di loro ha dovuto attendere 2 ore per presentarsi.
Appena chiusa la porta mi sdraiai sul divano e chiamai una delle booker (la persona che si occupa di gestire le ragazze e organizzar loro gli appuntamenti per casting o shooting e non solo) mia cara amica:
“Ciao tesoro, come stai?“
“Sconvolto, l’ultima è uscita adesso….“
“Ma non doveva finire due ore fa il tuo casting???“
“Appunto…..“
Da questo racconto sembrerebbe che i casting siano un momento traumatico del lavoro del fotografo di moda, ma non è affatto così, anzi!
Sorvolando l’importanza di un casting ben fatto ai fini della buona riuscita del lavoro, un altro aspetto che a me è sempre piaciuto dei casting è la possibilità di vedere come si comportano le modelle di fronte ad un “hai carta bianca, fai ciò che vuoi!” e una fotocamera di fronte.
Alcune iniziano a posare come se fossero già sul set, altre fanno smorfie e si divertono, altre ancora si trovano spiazzate da questa inaspettata “libertà”.
ll set
Nel loft avevo ricavato un piccolissimo set fatto con 3 pannelli di polistirolo che si usano solitamente sui set per creare schiarite alle ombre o ombreggiare zone troppo luminose, e li dentro, una alla volta, regalavo loro qualche momento dove potevano essere considerate come persone e non solo dei manichini in esposizione.

I risultati, a volte, erano sorprendenti e ancora oggi accade che gli scatti di prova realizzati durante i casting diventino dei bellissimi ritratti.